CONTINUARE A RIMANDARE UN’ATTIVITÀ

Parliamo di procrastinazione con 5 consigli pratici per combatterla

Una delle difficoltà più grandi che ci troviamo ad affrontare oggi è la procrastinazione, una tendenza sempre più diffusa, specialmente quando si parla dei mestieri più “moderni”.

Per iniziare, bisogna tenere bene a mente che procrastinare è assolutamente normale e soprattutto ha delle cause precise che occorre identificare per potersi liberare di quello che è a tutti gli effetti un enorme freno, qualsiasi sia l’attività che dobbiamo portare a termine.

Dicevamo che la procrastinazione è il risultato di alcune premesse: sicuramente un ruolo fondamentale è occupato dalla mole incredibile di stimoli e distrazioni che abbiamo intorno a noi in ogni istante della nostra vita.

A questi va sommato un ritmo, quello del mondo del lavoro e dell’intrattenimento, che definire incessante sarebbe un eufemismo. Produrre contenuti, sempre più numerosi e sempre più frequentemente, è diventato fondamentale oggi che siamo bombardati da pubblicità e prodotti altamente personalizzati.

Spesso però, capita semplicemente di perdere di vista gli obiettivi e di trovarsi spaesati.

Se consideriamo tutti questi fattori, è facile comprendere come il procrastinare possa insinuarsi nelle nostre vite.

Tuttavia, è fondamentale capire che, nonostante le cause da cui la procrastinazione prende forma, essa rimane pur sempre una tendenza altamente deleteria, non solo perché impedisce di portare a termine i nostri lavori, ma anche e soprattutto per la frustrazione che genera questo stato di incompiutezza. Insomma, procrastinazione genera frustrazione che genera a sua volta procrastinazione: un cane che si morde la coda.

A rinforzare questo loop negativo interviene molto spesso un’altra grande zavorra; questa volta però si tratta di qualcosa che nasce con un obiettivo potenzialmente positivo, ma che si trasforma presto in un fattore bloccante: stiamo parlando del perfezionismo. Purtroppo, non sempre ci rendiamo conto che la perfezione, per definizione, è irraggiungibile, nonostante sia così tanto agognata.

Bene, ma come combattere tutto questo e non cedere alla tentazione di abbandonare il lavoro in partenza? Ecco alcuni consigli pratici!

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  1. Fai prima le cose più difficili e più faticose

 Svolgere come prima cosa alla mattina l’attività più faticosa, o magari quella più lunga, proprio quella che vorresti evitare insomma, può accrescere la tua motivazione. Senza contare che, una volta finito, avrai portato a termine una grossa parte del lavoro giornaliero e potrai già provare la soddisfazione di non aver buttato la giornata al secchio.

  1. Usa questo metodo giapponese

 In pratica il Metodo dei 60 secondi consiste nel compiere una determinata azione (che sarà una buona abitudine che vogliamo acquisire o un lavoro che stiamo rimandando da tempo) per almeno -o solamente- 60 secondi.

A cosa serve?

Beh, in 60 secondi è probabile che non concluderete nulla.

Ma il ripeterla di giorno in giorno farà sì che il cervello si abitui ad essa.

Il primo giorno è un minuto, che ci vuole? Il secondo sarà un minuto e mezzo, e così via.

In meno di un mese, avrete acquisito una buona abitudine.

  1. Ridimensiona il lavoro da svolgere

 “Ma se devo scrivere un libro! È un lavoro grosso!”

Nì.

Sicuramente esistono cose molto più impegnative di tante altre, ma prova a pensarla in questo modo:

Il libro che hai progettato dovrebbe essere lungo 300 pagine?

Beh, lavorone.

Ma come cambierebbe la tua prospettiva se pensassi di scrivere 5 pagine al giorno?

5 pagine al giorno, con un po’ di allenamento, sono un obiettivo sicuramente abbordabile.

Ciò significa che, in circa 2 mesi avrai quantomeno scritto una versione (seppur non definitiva) del tuo libro.

Questo ragionamento può essere replicato per qualsiasi obiettivo. Ogni volta che qualcosa sembra sovrastarci, basterà scomporla in micro-obiettivi, ed ecco che ne uscirà fortemente ridimensionata.

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  1. Separa il tuo luogo di lavoro dalla casa

 Sembrerà una banalità, ma spesso viene sottovalutato: il luogo in cui vivi non è e non deve essere il luogo in cui lavori.

Ma come fare, specialmente in un periodo come questo?

Se sei in smartworking probabilmente inconsciamente stai già provando gli effetti del vivere e lavorare allo stesso momento. Quando ci si trova a lavorare in casa gli orari diventano più labili: magari ti ritrovi a lavorare mentre mangi, a stare al pc poco prima di metterti a dormire per ricominciare allo stesso modo la giornata dopo.

Inutile dire come tutto ciò sia sbagliato e deleterio.

Un piccolo accorgimento può essere cambiare l’assetto completo della stanza quando lavori e quando stacchi, in modo tale da dividere in maniera netta gli orari di lavoro da tutto il resto.

Ma spesso tutto ciò è molto difficile da mettere in atto.

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  1. Fare è meglio di pensare

 Nonostante il comprensibile terrore di portare a termine lavori non perfetti, bisogna rendersi conto che finire qualcosa è in ogni caso meglio del non farla affatto o tergiversare sperando di raggiungere, prima o poi, la tanto agognata perfezione.

Talvolta abbiamo la mente così tanto occupata da tralasciare dettagli, come quelli appena descritti, che possono fare una grossa differenza. La vera sfida sta nel creare abitudini sane e combattere quelle deleterie. Un po’ alla volta!

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Mauro Abbondanza


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